Ocarina di Budrio

Riconosciuto come patrimonio culturale della Regione Emilia-Romagna, questo strumento è un flauto lobulare in terracotta, dalla forma ovoidale allungata simile a una piccola oca

copertina di Ocarina di Budrio

L’ideazione dello strumento musicale noto come “ocarina di Budrio”, risalente al 1853, è dovuta all’allora diciassettenne Giuseppe Donati (Budrio, 1836-Milano, 1925). Lo strumento costituisce un’elaborazione, dotata di ben più ampie possibilità musicali, di flauti globulari di terracotta in forma di ochetta o di altro uccello, talvolta dotati di un paio di fori di diteggiatura. Il loro uso era infantile e/o di richiamo da caccia.
Considerato patrimonio culturale della Regione Emilia-Romagna, si tratta, in specifico, di un flauto globulare in terracotta a forma ovoidale allungata (che richiama alla memoria una piccola oca), dotato di un’imboccatura laterale e con vari fori praticati nel corpo dello strumento. Giuseppe Donati fu attivo anche come costruttore e venditore di ocarine a Budrio e, in tempi successivi, a Bologna e a Milano. Si distinse pure, nel 1863, come organizzatore e direttore del primo gruppo musicale, il Quintetto Ocarinistico Budriese, che si trasformò in sestetto l’anno successivo. Verso il 1878, l’attività costruttiva fu proseguita, a Parigi, dai fratelli Ercole (1841-1918) e Alberto Napoleone Mezzetti (1843-1906), già componenti del locale complesso ocarinistico. Il successo che conseguirono contribuì notevolmente alla diffusione dell’ocarina in ambiti europei e li indusse all’apertura di una filiale londinese, affidata ad Alberto Napoleone. L’interesse suscitato dallo strumento convinse inoltre Alberto Napoleone Mezzetti a pubblicare un importante metodo per ocarina e a brevettare l’innovativa ocarina a pompa o pistone. I loro materiali furono in seguito ceduti ad Ercole Roda, loro collaboratore.