Arte campanaria bolognese

Storia, tecniche e tradizioni del suono manuale delle campane a Bologna

copertina di Arte campanaria bolognese

La tradizione campanaria bolognese è nata sulla torre della Basilica di S. Petronio nella seconda metà del sedicesimo secolo e si è progressivamente diffusa anche presso le principali chiese della città.

Un secolo più tardi la Cattedrale e la chiesa di S. Girolamo della Certosa possedevano quattro campane. Entro il secolo XVIII concerti di tre o quattro campane costituivano la dotazione dei campanili dei Servi, di S. Procolo, di Ss. Vitale e Agricola, di S. Domenico, di S. Giacomo; gli archivi riportano notizia dei numerosissimi servizi che si svolgevano durante l'anno.

Precise attestazioni dimostrano che il concerto di tre campane si stava diffondendo largamente: indizio di un gusto preciso che affermava nuove tecniche esecutive.

Nel corso dell'Ottocento si assistette a una vera e propria corsa a sostituire il "terzo" con il classico "quarto" alla bolognese. Questo è il secolo d'oro dell'attività fusoria bolognese, coincidente con la grande produzione della fonderia Brighenti — insieme a nomi come Angelo Rasori e Serafino Golfieri — che raggiunse il suo apice negli ultimi decenni del secolo.

In assenza di precise attestazioni, si può immaginare che in questo periodo la tradizione abbia assunto i connotati tecnici ed estetici che ancora oggi la distinguono.

In un clima generale di sviluppo associativo tra 1800 e 1900, a Bologna nacque l'Unione Campanari Bolognesi nel 1912 ad opera di 34 soci fondatori.

Dal 1920 la sede dell'Unione si trova sul campanile di S. Petronio, nella sala sottostante la cella campanaria. I campanari prestano ancora oggi servizio di suono a doppio bolognese in occasione delle principali celebrazioni liturgiche, non solo sulle torri cittadine ma anche in tutta la diocesi e nelle diocesi vicine (Imola, Faenza).

Tecniche di suono

  1. Scampanio — Si esegue la “martellata di Chiesa”, con campane ferme, bocca in basso. I battagli sono comandati tramite funicelle, con mani e piedi, dal mastro seduto; si sviluppano variazioni su temi classici del Settecento.

  2. Scappata, doppio e calata — Si parte con campane a bocca in basso; usando i ciappi si portano alla posizione "in piedi" (bocca in alto), si esegue il "doppio" e si riporta tutto alla posizione iniziale in modo sincronizzato.

  3. Tirabasse — Campane in leggero movimento: si modifica l'ampiezza dell'oscillazione e il moto del battaglio per ottenere un suono vivace, molto praticato dai campanari della provincia.

  4. A trave — Con campane a bocca in alto i campanari, in piedi sulle travi, utilizzano stanghe di legno per ruotare le campane di 360° in modo sincronizzato, seguendo la sequenza del "doppio" scelto.

L'Unione Campanari Bolognesi, insieme al Gruppo campanari Padre Stanislao Mattei di Casalecchio di Reno, al Gruppo campanari Ferraresi, all'Unione campanari Modenesi e all'Unione campanari Reggiani, ha sottoscritto un protocollo di intesa con la Soprintendenza per la tutela del patrimonio campanario storico.

L’Arte campanaria rientra tra le pratiche di suono manuale italiane: il 5 dicembre 2024 l'UNESCO ha riconosciuto il suono manuale delle campane italiane come patrimonio immateriale dell'umanità.